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Messaggio Da kemoAdmin Sab Nov 01, 2008 5:13 pm

Caschi, passamontagna e bastoni. E quando passa Cossiga

un anziano docente urla: "Contento ora?"



*Un camion carico di spranghe

e in piazza Navona è stato il caos*


La rabbia di una prof: quelli picchiavano e gli agenti zitti

/di CURZIO MALTESE/


Gli scontri di ieri a Roma

AVEVA l'aria di una mattina tranquilla nel centro di Roma. Nulla a che
vedere con gli anni Settanta. Negozi aperti, comitive di turisti, il
mercatino di Campo dè Fiori colmo di gente. Certo, c'era la
manifestazione degli studenti a bloccare il traffico. "Ma ormai siamo
abituati, va avanti da due settimane" sospira un vigile. Alle 11 si
sentono le urla, in pochi minuti un'onda di ragazzini in fuga da Piazza
Navona invade le bancarelle di Campo dè Fiori. Sono piccoli, quattordici
anni al massimo, spaventati, paonazzi.


Davanti al Senato è partita la prima carica degli studenti di destra.
Sono arrivati con un camion carico di spranghe e bastoni,
misteriosamente ignorato dai cordoni di polizia. Si sono messi alla
testa del corteo, menando cinghiate e bastonate intorno. Circondano un
ragazzino di tredici o quattordici anni e lo riempiono di mazzate. La
polizia, a due passi, non si muove.


Sono una sessantina, hanno caschi e passamontagna, lunghi e grossi
bastoni, spesso manici di picconi, ricoperti di adesivo nero e avvolti
nei tricolori. Urlano "Duce, duce". "La scuola è bonificata". Dicono di
essere studenti del Blocco Studentesco, un piccolo movimento di destra.
Hanno fra i venti e i trent'anni, ma quello che ha l'aria di essere il
capo è uno sulla quarantina, con un berretto da baseball. Sono ben
organizzati, da gruppo paramilitare, attaccano a ondate. Un'altra carica
colpisce un gruppo di liceali del Virgilio, del liceo artistico De
Chirico e dell'università di Roma Tre. Un ragazzino di un istituto
tecnico, Alessandro, viene colpito alla testa, cade e gli tirano calci.
"Basta, basta, andiamo dalla polizia!" dicono le professoresse.


Seguo il drappello che si dirige davanti al Senato e incontra il
funzionario capo. "Non potete stare fermi mentre picchiano i miei
studenti!" protesta una signora coi capelli bianchi. Una studentessa
alza la voce: "E ditelo che li proteggete, che volete gli scontri!". Il
funzionario urla: "Impara l'educazione, bambina!". La professoressa
incalza: "Fate il vostro mestiere, fermate i violenti". Risposta del
funzionario: "Ma quelli che fanno violenza sono quelli di sinistra". C'è
un'insurrezione del drappello: "Di sinistra? Con le svastiche?". La
professoressa coi capelli bianchi esibisce un grande crocifisso che
porta al collo: "Io sono cattolica. Insegno da 32 anni e non ho mai
visto un'azione di violenza da parte dei miei studenti. C'è gente con le
spranghe che picchia ragazzi indifesi. Che c'entra se sono di destra o
di sinistra? È un reato e voi dovete intervenire".


Il funzionario nel frattempo ha adocchiato una telecamera e il taccuino:
"Io non ho mai detto: quelli sono di sinistra". Monica, studentessa di
Roma Tre: "Ma l'hanno appena sentito tutti! Chi crede d'essere,
Testa di Berluscazzo?". "Lo vede come rispondono?" mi dice Laura, di Economia.
"Vogliono fare passare l'equazione studenti uguali facinorosi di
sinistra". La professoressa si chiama Rosa Raciti, insegna al liceo
artistico De Chirico, è angosciata: "Mi sento responsabile. Non volevo
venire, poi gli studenti mi hanno chiesto di accompagnarli. Massì, ho
detto scherzando, che voi non sapete nemmeno dov'è il Senato. Mi
sembravano una buona cosa, finalmente parlano di problemi seri. Molti
non erano mai stati in una manifestazione, mi sembrava un battesimo
civile. Altro che civile! Era stato un corteo allegro, pacifico, finché
non sono arrivati quelli con i caschi e i bastoni. Sotto gli occhi della
polizia. Una cosa da far vomitare. Dovete scriverlo. Anche se, dico la
verità, se non l'avessi visto, ma soltanto letto sul giornale, non ci
avrei mai creduto".


Alle undici e tre quarti partono altre urla davanti al Senato. Sta
uscendo Francesco Cossiga. "È contento, eh?" gli urla in faccia un
anziano professore. Lunedì scorso, il presidente emerito aveva dato la
linea, in un intervista al Quotidiano Nazionale: "Maroni dovrebbe fare
quel che feci io quand'ero ministro dell'Interno (...) Infiltrare il
movimento con agenti pronti a tutto, e lasciare che per una decina di
giorni i manifestanti devastino le città. Dopo di che, forti del
consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà
sovrastare quello delle auto della polizia. Le forze dell'ordine
dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti
all'ospedale. Picchiare a sangue, tutti, anche i docenti che li
fomentano. Magari non gli anziani, ma le maestre ragazzine sì".


È quasi mezzogiorno, una ventina di caschi neri rimane isolata dagli
altri, negli scontri. Per riunirsi ai camerati compie un'azione
singolare, esce dal lato di piazza Navona, attraversa bastoni alla mano
il cordone di polizia, indisturbato, e rientra in piazza da via Agonale.
Decido di seguirli ma vengo fermato da un poliziotto. "Lei dove va?".
Realizzo di essere sprovvisto di spranga, quindi sospetto. Mentre
controlla il tesserino da giornalista, osservo che sono appena passati
in venti. La battuta del poliziotto è memorabile: "Non li abbiamo notati".


Dal gruppo dei funzionari parte un segnale. Un poliziotto fa a un altro:
"Arrivano quei pezzi di merda di comunisti!". L'altro risponde: "Allora
si va in piazza a proteggere i nostri?". "Sì, ma non subito". Passa il
vice questore: "Poche chiacchiere, giù le visiere!". Calano le visiere e
aspettano. Cinque minuti. Cinque minuti in cui in piazza accade il
finimondo. Un gruppo di quattrocento di sinistra, misto di studenti
della Sapienza e gente dei centri sociali, irrompe in piazza Navona e si
dirige contro il manipolo di Blocco Studentesco, concentrato in fondo
alla piazza. Nel percorso prendono le sedie e i tavolini dei bar, che
abbassano le saracinesche, e li scagliano contro quelli di destra.


Soltanto a questo punto, dopo cinque minuti di botte, e cinque minuti di
scontri non sono pochi, s'affaccia la polizia. Fa cordone intorno ai
sessanta di Blocco Studentesco, respinge l'assalto degli studenti di
sinistra. Alla fine ferma una quindicina di neofascisti, che stavano
riprendendo a sprangare i ragazzi a tiro. Un gruppo di studenti
s'avvicina ai poliziotti per chiedere ragione dello strano
comportamento. Hanno le braccia alzate, non hanno né caschi né
bottiglie. Il primo studente, Stefano, uno dell'Onda di scienze
politiche, viene colpito con una manganellata alla nuca (finirà in
ospedale) e la pacifica protesta si ritrae.


A mezzogiorno e mezzo sul campo di battaglia sono rimasti due ragazzini
con la testa fra le mani, sporche di sangue, sedie sfasciate, un
tavolino zoppo e un grande Pinocchio di legno senza più una gamba, preso
dalla vetrina di un negozio di giocattoli e usato come arma. Duccio, uno
studente di Fisica che ho conosciuto all'occupazione, s'aggira teso alla
ricerca del fratello più piccolo. "Mi sa che è finita, oggi è finita. E
se non oggi, domani. Hai voglia a organizzare proteste pacifiche, a
farti venire idee, le lezioni in piazza, le fiaccolate, i sit in da
figli dei fiori. Hai voglia a rifiutare le strumentalizzazioni
politiche, a voler ragionare sulle cose concrete. Da stasera ai
telegiornali si parlerà soltanto degli incidenti, giorno dopo giorno
passerà l'idea che comunque gli studenti vogliono il casino. È il metodo
Cossiga. Ci stanno fottendo".

(/30 ottobre 2008/)

Video da Youtube
Video dal Corriere.it
Una ricostruzione fatta da un blogger
Militant Blog ne parla
Video della conferenza stampa sugli scontri con Blocco Studentesco a Piazza Navona

La cosa scandalosa è che PRIMA degli scontri c'era già stata una carica di Blocco Studentesco sul corteo, cosa che è passata completamente sotto silenzio (anzi, a vedere i tg pareva che fossero i ragazzi dei Centri Sociali ad aver aggredito i luridi fascisti di Blocco Studentesco).
Ecco quello che succedeva PRIMA

E la lettera di Jacopo:
Perché lo Stato non mi ha difeso?




Sono uno studente del liceo Tasso che il 29/10/08 si trovava a
manifestare a piazza Navona contro la riforma Gelmini, una
manifestazione pacifica con cori simpatici assolutamente non violenta
quand'ecco che si avvicina un camioncino con musica a tutto volume che
vuole raggiungere la testa del corteo, ma non c'è posto per avanzare
gli studenti sono troppi non possono smaterializzarsi, allora ecco che
la tensione cresce, inizia una discussione con questi nuovi venuti,
tutti ventenni di blocco studentesco, capisco che aria tira e mi metto
ad osservare la scena in una postazione più defilata anche se mi sembra
assurdo che si possa arrivare ad uno scontro violento, siamo ragazzi e
ragazze la maggior parte quindicenni, addirittura scolaresche
accompagnate dai professori e poi questi cantano "nè rossi nè neri ma
liberi pensieri". Ma alla fine di questo coro si scatena la violenza,
lo squadrismo di qusto gruppo di esaltati dichiaratamente neofascisti.
I ragazzi di Blocco fanno spuntare manganelli, catene, coltelli,
spranghe, un vero e proprio arsenale passato magicamente inosservato
alla polizia; é il panico caricano chiunque trovino di fronte, un
ragazzo prova a difendersi è circondato da 10 persone e massacrato di
botte, chi può si rifugia nei bar, cerca scampo a questa violenza cieca
scatenatasi tutt'ad un tratto davanti all'occhio sornione degli agenti.




Con questa prima carica Blocco si assicura la postazione migliore per
governare la manifestazione, noi ragazzi siamo confusi, spaventati, il
morale è a terra, ci si conta per vedere se un amico è rimasto ferito.
Quelle bestie di blocco intonano ironicamente un coro: "siamo tutti
studenti", i più temerari rispondono;"siamo tutti anti-fascisti" e di
nuovo parte un'altra carica più feroce che ci sposta ancora più lontano
dal centro di piazza navona, ancora feriti, ancora manganellate, ancora
quella noncuranza da parte delle forze dell'ordine che mi sconvolge, mi
atterrisce, perché in un paese democratico non posso essere difeso? E'
una sensazione stranissima, di smarrimento, lo Stato che avevo sempre
creduto dalla mia parte se ne fotte se prendo delle manganellate.





Tutto torna alla "normalità", Blocco ha
ottenuto la postazione che voleva ma veniamo a sapere che ragazzi dei
centri sociali delle università stanno arrivando, capisco che qui tra
poco sarà l'inferno e con i miei amici torno al Tasso dove, inoltre, ci
si aspetta un raid di blocco studentesco ma questa è un'altra triste
storia di un paese dove i politici fanno passare i partigiani per
assassini e i fascisti come vittime.



PS. sono venuto a sapere che il governo ha dichiarato che siamo stati
noi studenti di sinistra ad aggredire Blocco, bene o noi siamo dei
deficienti a non esserci accorti che un gruppo che massacra di botte
dei ragazzi innocenti che avevano la colpa di trovarsi lì, lo fa per
legittima difesa oppure forse siete voi che tentate di vendere ancora
una volta la vostra vergognosa verità al punto di difendere anche lo
squadrismo fascista.

(Lettera firmata)





(31 ottobre 2008)



Se vi capita, leggete Ombra, che è un blog veramente ben fatto.
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